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CERRO

(Quercus cerris L.)
FAM. FAGACEAE Gen. Quercus
Denominazioni dialettali: Sèr.

Disegno dell'essenza

DESCRIZIONE:
Albero alto fino a 20-25m. Tronco dritto e slanciato. Corteccia bruno-grigiastra, profondamente screpolata in placche contornate dal colore rossastro del sottostante fellema. Rami giovani angolosi e pubescenti.
Foglie semplici, alterne, subcoriacee, a lamina oblunga od obovato-ellittica, (4-7x8-12 cm), variamente lobata con lobi ad apice mucronato, scabre al tatto, pubescenti da giovani. Picciolo breve (1-2cm) con stipole lineari, persistenti a lungo.
Fiori monoici: i maschili in amenti penduli, lassi (6-8cm); i femminili solitari o a gruppi di 2-3, peduncolati.
Il frutto (ghianda) si presenta allungato (2-3cm), ad apice ombelicato, con cupola caratteristica per le squame lineari, tomentose e patenti o riflesse, matura al secondo anno.

FIORITURA: Aprile-Maggio.

ECOLOGIA:
Pur essendosi adattato molto bene ai suoli compatti, argillosi e subacidi, il cerro non disdegna altri tipi di suolo, anche sciolti e ben drenati, quantunque necessiti di sufficienti quantità d'acqua. Ama stazioni in piena luce.

DISTRIBUZIONE:
Certamente più diffusa nei secoli passati, soprattutto nel periodo medievale, nel territorio provinciale questa quercia è oggi ridotta ad un minuscolo nucleo crescente al suo confine settentrionale, in comune di Rivolta d'Adda ed in pochi punti della scarpata morfologica che definisce il solco abduano e monte di Formigara, senza con ciò escluderne la presenza altrove e comunque da ricercarsi.

USI:
Tradizionalmente il legno del cerro è impiegato per lavori da bottaio o da carradore, ma le sue ottime qualità di combustibile, soprattutto per la produzione di carbone, lo hanno fatto apprezzare in ogni epoca.

PROPAGAZIONE:
Avviene per semina delle ghiande, preferibilmente in autunno, ma anche in primavera (marzo) dopo averle conservate tra strati di sabbia asciutta.


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