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MORO o GELSO NERO

(Morus nigra L.)
FAM. MORACEAE Gen. Morus
Denominazioni dialettali: Mur; Murù (Cremasco); Muròon néghér (Cremonese).

Disegno dell'essenza

DESCRIZIONE:
Albero alto sino a 10-15m. Tronco robusto. Corteccia giallastra da giovane, più scura e fessurata con l'età. Rami giovani ruvidi.
Foglie semplici, alterne, a lamina ovata, (6-12x8-18cm), decisamente cordata alla base, indivisa o 3-5 lobata, a margine inegualmente denticolato, ruvida di sopra, tomentosa di sotto, piuttosto rigida e coriacea. Picciolo (1-1,5cm) appena scanalato.
Fiori monoici in amenti: cilindrici i maschili; più globosi i femminili. Infruttescenza (sorosio) subsessile, (2-2,5cm), nera e acidula, dolce solo a maturità.

FIORITURA: Aprile-Maggio.

ECOLOGIA:
Ama i terreni mediamente fertili, ricchi di humus, profondi e ben drenati, mal sopporta i ristagni d'acqua. Da noi le tecniche e le cure colturali hanno spesso saputo diffondere l'albero anche su terreni "difficili".

DISTRIBUZIONE:
Coltivato qua e là nella provincia fino a qualche decennio fa, ora si trova sporadicamente inselvatichito, ricalcando la distribuzione della trascorsa coltura.

OSSERVAZIONI:
Originario dell'Asia minore, il moro fu introdotto e coltivato in Italia fin dall'epoca romana, soprattutto per il frutto. Nella stragrande maggioranza dei casi risulta governato a capitozza.

USI:
Il legno, di eccellente qualità, venne usato per diversi lavori di falegnameria, per fame vasi vinari e per lavori di carradore. I rami forniscono pali e pertiche. E' pure da considerarsi un buon combustibile. Le foglie possono fornire foraggio di discreta qualità.

PROPAGAZIONE:
Si preferisce la moltiplicazione per talee primaverili. Un anno dopo si trapiantano i polloni radicati.


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