Maclura pomifera (Rafin.) L. Schneider)
FAM. MORACEAE Gen. Maclura
Denominazioni dialettali: nessuna
DESCRIZIONE:
Albero alto sino a 15-20m. Tronco eretto, ramificato e
corona folta. Corteccia bruno-aranciata, profondamente
fessurata con l'età. Rami spinosi (spine ascellari di
1-3cm).
Foglie semplici, alterne, a lamina ovato-Ianceolata od
ovato-acuminata (4-10x5-16cm), a base cuneata o tronca, a
margine intero, lucide e glabre di sopra, pelose di sotto,
soprattutto da giovani. Picciolo di 1,5-3cm.
Fiori dioici: i maschili in amenti cilindrici, peduncolati e
penduli; i femminili in capolini subsferici, con breve
peduncolo. Infruttescenza subglobosa, grossa quanto
un'arancia (10cm ca.) ed a questa piuttosto somigliante, non
commestibile, dura, verde dapprima e giallo-aranciata a
maturazione.
FIORITURA: Maggio-Giugno.
ECOLOGIA:
La maclura preferisce terreni sciolti, anche subaridi, e
stazioni con buona esposizione al sole.
DISTRIBUZIONE:
In provincia se ne conoscono alcuni esemplari,
presumibilmente inselvatichiti, in territorio di
Pizzighettone e soprattutto in località Ferie, sulle
scarpate che definiscono il solco abduano. Non è da
escludere, tuttavia, la sua presenza anche altrove.
OSSERVAZIONI:
Originario dell'America settentrionale (Stati Uniti
centro-occidentali) questo albero venne introdotto in Italia
nella prima metà del secolo scorso, a scopo
evidentemente ornamentale.
Grazie alla spinescenza diffusa fu utilizzata per creare
siepi protettive pressoché invalicabili.
USI:
Non si conoscono usi particolari di quest'albero da noi. Il
suo legname durevole e compatto non ne esclude un valido
impiego in lavori diversi ed anche in carpenteria, ovvero
come buon combustibile.
PROPAGAZIONE:
Si moltiplica per seme messo a vivaio in primavera, ma si
producono più facilmente margotte o talee
radicali.