(Clematis vitalba L.)
FAM. RANUNCULACEAE Gen. Clematis
Denominazioni dialettali: Ligabósch, Idàlba,
Rampeghina (Cr.sco); Rampugnìna, Cananìglia
(Sonc.); Vidàlba (Cr.).
DESCRIZIONE:
Pianta lianosa lussureggiante, a rapido accrescimento, lunga
fino a 15m e più, rampicante o reptante, con fusti
legnosi volubili, solcati; rami giovani erbacei a sei
spigoli, di colore bruno-grigiastro.
Foglie composte, imparipennate, formate da 3-5 elementi
ovato-acuminati o lanceolati, a margine dentato o
grossolanamente lobato, portati da piccioli spiralati, verde
scuri e glabri sopra, più chiari e pelosi sulle
nervature sotto.
Fiori profumati, bianco-giallicci con numerosi stami,
raccolti in pannocchie multiflore (15-20cm).
Frutti (acheni) fusiformi, pelosi, portanti una resta
piumosa (2-3cm) argentea, persistenti durante l'inverno.
FIORITURA: Maggio-Agosto (Settembre).
ECOLOGIA:
Questa vigorosa liana si adatta bene a vari tipi di ambiente
preferendo le siepi o i margini del bosco. Predilige terreni
freschi alcalini, mediamente fertili e umiferi a tessitura
fine; ciò non le impedisce di vegetare sui terreni
più difficili, ma il suo ambiente elettivo è il
limitare del bosco di latifoglie che invade con autentiche
esplosioni vegetative dove questo si apre in seguito a
diradamenti troppo drastici. In tal caso la sua ingombrante
presenza può risultare dannosa per gli alberi
più giovani e per gli arbusti che finiscono per essere
soffocati dalla pletora delle sue fronde oppure si schiantano
sotto il loro peso, specialmente in occasione di forti
nevicate.
DISTRIBUZIONE:
In territorio provinciale la vitalba è presente
ovunque, con massima frequenza nei pressi delle aree boschive
o dove maggiormente si sono conservate le siepi marginali ai
coltivi o ai canali irrigui.
OSSERVAZIONI:
La ricca massa di vegetazione che la vitalba sa produrre
costituisce un provvidenziale rifugio per molti animali che
vi collocano sovente anche il nido, come diversi uccelli o il
moscardino, piccolo roditore arboricolo della famiglia del
ghiro.
I fusti flessibili sono serviti in passato per intrecciare
cesti, museruole per i buoi o improvvisati legacci.
Come succede alla gran parte delle specie appartenenti alla
famiglia delle Ranunculacee, anche la vitalba deve essere
considerata una pianta velenosa in tutte le sue parti, tanto
che persino le foglie fresche a contatto della pelle
producono irritazioni e vesciche. Ciononostante in alcune
località, anche della nostra provincia, i giovani
getti primaverili di questa pianta venivano, e talvolta
vengono tutt'ora raccolti per essere mangiati, dopo adeguata
cottura, come quelli del luppolo, nonostante conservino un
sapore amaro e poco gradito. Vale comunque la pena di
sconsigliarne l'uso poiché la bassa tossicità
dei getti appena spuntati si fa più pronunciata
già pochi giorni dopo.
PROPAGAZIONE:
Per seme in primavera o per margotta seppellendo i fusti in
terreno mantenuto fresco e spiccando solo dopo due stagioni
vegetative. Spesso è assai più semplice
dividere i giovani cespi o trapiantare i selvaggioni.