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PIOPPO TREMULO

(Populus tremula L.)
FAM. SALICACEAE Gen. Populus
Denominazioni dialettali: Tìdol; Alberèla (Cremasco).

Disegno dell'essenza

DESCRIZIONE:
Albero alto fino a 20m, da noi mai superante i 12-15m. Tronco sovente contorto o ginocchiato. Chioma più densa verso l'apice. Corteccia chiara, grigio-giallognola o bianco-verdastra, liscia. Rami patenti o anche penduli.
Foglie terminali piuttosto grandi (8-10x10-14cm), triangolari-ovate, troncate o cordate leggermente alla base, glabre di sopra, tomentose di sotto. Picciolo cilindrico o poco compresso.
Foglie adulte (brachiblastali), più piccole (3-7x3-8cm), suborbicolari, talora acuminate all'apice e a base tronca, crenato-dentate ai margini, glabre su entrambe le pagine, con picciolo lungo quanto la lamina, appiattito così da rendere le foglie tremule ad ogni alito di vento.
Fiori in amenti: i maschili di 8-10cm, con 6-10 stami ad antere porporine; i femminili lunghi fino a 12cm con stimmi rossi, sericei. Cassula glabra.

FIORITURA: Marzo-Maggio.

ECOLOGIA:
Il pioppo tremulo è specie lucivaga per eccellenza, come tutte le specie pioniere, alla cui categoria si può senz'altro ascrivere. Indifferente al substrato si stabilisce preferibilmente su suoli argillosi leggermente acidi, forti e compatti. All'interno del bosco non tollera l'aduggiamento di altri alberi e si dispone, dunque, più facilmente ai margini, o forma boschetti puri nelle radure.

DISTRIBUZIONE:
In provincia è presente in forma spontanea sui suoli argillosi del Pianalto di Romanengo, dove lo si rinviene, tuttavia, abbastanza localizzato. Un'altra stazione, lungo il canale Vacchelli, in comune di Bagnolo Cremasco, sembra essere di impianto artificiale. E' senz'altro da considerarsi specie sporadica, localizzata e rara per la provincia di Cremona.

OSSERVAZIONI:
Può darsi che in passato fosse più diffuso da noi di quanto non mostri di esserlo oggi. Il pioppo tremulo ha una spiccata capacità pollonante e le sue radici sono in grado di emettere polloni fino a notevole distanza dalla ceppaia ed anche dopo diverso tempo dalla morte del soggetto.

USI:
Data la sua scarsissima presenza da noi, non si hanno notizie di particolari usi applicati a questa specie.

PROPAGAZIONE:
Alla semina (che comunque deve essere immediata, appena i semi sono maturi) si preferisce la moltiplicazione per talee e piantoni che vanno preparati ed infitti nel terreno dopo la caduta delle foglie oppure alla fine dell'inverno. I polloni radicati possono essere messi a dimora già a 3 anni d'età, ma anche più tardi (fino a 10 anni).


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