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BAGOLARO o SPACCASASSI

(Celtis australis L.)
FAM. ULMACEAE Gen. Celtis
Denominazioni dialettali: Ermiglia; Erminia (Romanengo-Soncino); Remiglia; Frütiglia (Cremonese); Armiglia.

Disegno dell'essenza

DESCRIZIONE:
Albero alto fino a 20 m e più. Tronco dritto, poco slanciato ma robusto, assai ramificato, forma una densa corona cupuliforme. Corteccia grigio-cenere, liscia, con striature orizzontali. Rami giovani pubescenti.
Foglie semplici, alterne, obliquamente ovate od oblungo-Ianceolate (2-6x5-12 cm), lungamente acuminate, a margine doppiamente dentato, appena ruvide di sopra, sparsamente pubescenti di sotto. Tre nervature principali. Picciolo breve (1-1,5 cm), peloso.
Fiori ermafroditi o unisessuali, solitari o a piccoli gruppi, ascellari, peduncolati (2-4 cm).
Il frutto (drupa) è subsferico (0,8-1,2 cm), dapprima biancastro e bruno a maturazione, con polpa dolciastra.

FIORITURA: Aprile-Maggio.

ECOLOGIA:
Il nome "spaccasassi" attribuito a questa essenza arborea indica quali siano le stazioni preferite dall'albero che, in effetti, è specie assai frugale: qualità che unita alla decisa eliofilia e ad una certa xerofilia lo rende adatto ad allignare sulle pendici aride o sassose dell'area mediterranea ed insubrica. Da noi cresce invece su terreni sciolti e ben drenati, anche piuttosto poveri.

DISTRIBUZIONE:
Piuttosto infrequente nel territorio provinciale, in tali condizioni questa specie deve essere considerata esclusivamente come sporadicamente naturalizzata in alcune stazioni più aride ed esposte in genere verso sud o sud-ovest, come argini o scarpate morfologiche. Così, ad esempio, è rintracciabile lungo il canale Vacchelli (Izano), lungo le coste dell'Adda (Formigara), dell'Oglio (Corte de' Frati e Gabbioneta), del Serio (Madignano, Ripalta Arpina), del Po (Torricella del Pizzo), nella valle del Serio Morto (Castelleone, S.Bassano, con grossi esemplari) e certamente altrove.

OSSERVAZIONI:
Gli esemplari naturalizzati sono in genere assai giovani e molto spesso non riescono a superare nemmeno i primi anni di vita.

USI:
L'albero è impiegato con notevole frequenza nelle alberature stradali e come pianta ornamentale in parchi e giardini.
Il legno, di notevole qualità per la resistenza e l'elasticità, non ha da noi alcun valore economico se non come combustibile, peraltro ottimo, in occasione dell'abbattimento di qualche esemplare.
Il frutto, edule, è mangiato talvolta per puro trastullo o curiosità da chi, forse, vi ritrova nel sapore dolciastro un ricordo d'infanzia.

PROPAGAZIONE:
Seminati in autunno (settembre-ottobre) i semi germinano in marzo-aprile, purché si scelga una posizione riparata. Le pianticelle si ripicchettano a 2 anni e si collocano a dimora a 4. Buoni risultati offre anche il trapianto dei polloni radicati di 2-3 anni.

NOTE:
In territorio provinciale si rinviene anche Celtis occidentalis L., spontaneizzatosi sporadicamente qua e là (Pizzighettone, Sesto Cr., Genivolta) ovvero piantato deliberatamente nelle siepi arboree interpoderali o lungo i cavi irrigui.
E' un albero alto fino a 10–12 m, dalla corteccia bruno-grigiastra cosparsa di prominenze bitorzolute.
Le foglie sono lisce e lucide di sopra e glabre di sotto, salvo sulle nervature ricoperte da una fitta peluria; la lamina ha forma ovato-acuta evidentemente asimmetrica a margine irregolarmente dentato, tranne che nella parte basale.
I frutti sono bacche di colore giallo-aranciato che diviene porporino-scuro a maturazione.
Quest'albero, originario dell'America nord-occidentale, venne introdotto in Italia nel XVIII secolo come specie ornamentale e lo si trova talora piantato a formare le alberature stradali.


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